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Conversazione con Giuliano Poletti, presidente Legacoop nazionale |
di Pino Salerno (Paneacqua.it) | |
martedì 24 gennaio 2012 | |
L'Onu ha indetto per il 2012 l'Anno Internazionale delle Cooperative. L'iniziativa è stata lanciata lo scorso 12 gennaio in tutto il mondo. In Italia, è passata decisamente in sordina. Eppure, è l'occasione per riflettere, attraverso la cooperazione, su una diversa economia e su un'altra società. Noi ne abbiamo parlato lungamente con Giuliano Poletti, presidente della Legacoop nazionale.
Da molto più di un secolo, la realtà e la consistenza economica del movimento cooperativo, in Italia come nel resto del mondo, sono note a tutti, agli economisti e alle persone comuni. La partecipazione delle cooperative al prodotto interno lordo degli stati e al mantenimento di elevati standard occupazionali è quantitativamente notevole e raggiunge cifre considerevoli. Tuttavia, le teorie economiche dominanti, soprattutto quelle del capitalismo liberale, considerano il movimento cooperativo come figlio di un dio minore, una sorta di incidente storico, un inciampo tra "le magnifiche sorti e progressive" della ideologia delle imprese private (si pensi solo alle teorie di Joseph Schumpeter). Le ragioni di questa intenzionale sottovalutazione ce le spiega Giuliano Poletti, presidente di Legacoop nazionale, nel corso di una lunga conversazione, che qui siamo costretti a riportare in sintesi per ovvie ragioni di spazio, e che tuttavia apre uno squarcio di estremo interesse nelle nostre riflessioni sulla teoria sociale, sul pensiero economico e sulla cultura generale di un popolo, di una nazione, di un continente. "Esiste una differenza generale tra il movimento delle cooperative e la struttura delle imprese private", esordisce Poletti. Insomma, esiste, da un secolo e mezzo, una questione ontologica, che rivela identità e differenze del movimento cooperativo. "C'è, oggi, un'organizzazione mondiale delle cooperative, la ICA, International Cooperative Alliance, presieduta da Pauline Green, storica esponente del movimento cooperativo britannico ed ex leader del Partito Socialista al Parlamento europeo. Essa sta compiendo lo sforzo di fissare il sistema di valori e di regole per i quali si struttura l'identità stessa di una cooperativa in maniera omogenea in tutto il mondo. Si parte dalla regola della Democrazia interna a ciascuna cooperativa, secondo il dettato di una testa un voto. Si insiste sul valore dell'obbligo mutualistico, che impone di tenere nel giusto conto i bisogni dei soci, senza alcuna discriminazione. Si esalta il valore dell'autogoverno interno a ciascuna cooperativa e nelle associazioni di cooperative, per il quale i soci scelgono il governo della propria impresa cooperativa. Si sostiene la cooperazione tra le cooperative, secondo un sistema di scambio e di tutele fondate sul principio della solidarietà. E infine, si rendono obbligatorie le cosiddette riserve indivisibili - in Italia lo sono per legge - secondo le quali il profitto eventuale viene reinvestito nella stessa impresa cooperativa, per innovare, formare, progettare solidarietà. Le regole e i valori delle imprese cooperative, come si vede, sono distanti anni luce dai principi economici delle imprese private, e prefigurano una diversa concezione della società".
Qui,
la riflessione di Poletti, sempre molto lucida, si orienta verso
l'attualità della crisi del sistema capitalistico globale. "La crisi",
sostiene il presidente di Legacoop nazionale, "ha evidenziato che le
categorie e i paradigmi della scuola economica classica hanno
manifestato notevoli limiti. Serve una diversa visione della vita umana,
della società. Intanto, è necessario porre fine alla deriva
individualistica del moderno capitalismo liberale, nel quale il sistema
dell'accumulazione originaria premia i pochi privilegiati e relega ai
margini tutti gli altri". Insomma, per uscire dalla crisi evitando che
sul terreno restino tanti, troppi cadaveri, ci dice Poletti, "è utile
gettare nella riflessione generale, nell'opinione pubblica, l'intuizione
che proviene da alcuni studiosi importanti e che sta allargandosi
ovunque. Quella, cioè, del cosiddetto Coopcapitalism".
"Intanto, vogliamo sollecitare le
Istituzioni a dare maggiore ascolto al movimento cooperativo, e ad
assumerlo come soggetto sociale ed economico decisivo. È anche per
questo che da un anno abbiamo dato vita, anche in Italia, all'Alleanza
delle cooperative, riunendo le tre grandi centrali cooperative, la
Confcooperative, l'Agci e la Legacoop, in una grande e unitaria
strategia di rilancio, dei nostri valori, delle nostre regole, e
soprattutto del nostro modo di considerare la società aperta. Nel
concreto, ciò significa una forte accentuazione del piano della
comunicazione. Insomma, secondo Poletti, il modello economico che il movimento cooperativo vorrebbe far emergere nell'anno internazionale della cooperazione è legato a questa considerazione, "se la crisi è globale, la risposta non può che essere l'organizzazione del micro, della vicenda comunitaria. Non è un caso che ci occuperemo del rilancio delle cooperative di comunità e proporremo la costituzione delle cooperative del sapere, quelle che raccolgono giovani neolaureati su progetti comunitari sostenibili e compatibili. Come si dice dalle mie parti, la logica è quella di non attendere risposte dall'alto, dal sistema, ma di legarsi gli scarponi e di provarci. I soci di ogni cooperativa sono consapevoli del fatto che ciò che va bene per uno va bene per tutti, in un meccanismo di accentuata solidarietà, tra persone e tra cooperative. Il capitalismo cooperativo mette davvero in pratica la convinzione secondo la quale da questa crisi si esce solo con la fine degli egoismi e dei privilegi, frutti del capitalismo liberale e delle corporazioni". È utopia? Forse, ma l'epopea della cooperazione perdura e resiste da quasi un secolo e mezzo, pur con qualche scalfitura e qualche incidente. Forse, come dice il presidente Poletti, è davvero giunto il momento che quel modello di capitalismo cooperativo entri nell'agenda politica, soprattutto della sinistra, vecchia e nuova, proprio nell'anno internazionale che l'Onu dedica alle cooperative. fonte: paneacqua.eu |