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L'Italia riparta dalla lotta all'evasione |
di Tito Boeri (La Repubblica) | |
giovedì 13 maggio 2010 | |
Abbiamo solo guadagnato un po´ di
tempo. Ciò che ha tranquillizzato i mercati è stata la scelta della
Bce di comprare i titoli di stato di Spagna e Portogallo, il Fondo di
salvataggio europeo è solo uno spauracchio da agitare contro chi
investe sul rischio di default, anche perché, dopotutto usa debito
pubblico per ridurre altro debito pubblico. Non bastano gli annunci. Ci vogliono atti concreti che diano un forte segnale di discontinuità. Questo Governo sin qui ha varato l´operazione scudo fiscale, facendo un regalo agli evasori, e abbassato pericolosamente la guardia riducendo i controlli contro l´evasione fiscale e contributiva. Un esempio? Durante la passata legislatura gli Ispettorati del Lavoro erano stati potenziati, con l´assunzione di quasi 1500 ispettori. Tuttavia nel 2009 il numero di controlli sui posti di lavoro si è ridotto del 7%, come ammesso dal ministro Sacconi nella sua audizione alla Camera il 29 aprile scorso. Il risultato è che nel 2009 il lavoro irregolare, quello che non paga tasse e contributi sociali, è ulteriormente aumentato secondo l´Istat, sorprendentemente anche nell´industria dove era fortemente calato negli anni precedenti. La lotta al lavoro nero non può comunque essere condotta unicamente con l´arma delle ispezioni. Ci sono almeno altri quattro terreni su cui operare. Il primo è quello dell´alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro spostando il prelievo dal lavoro alle rendite o alla tassazione indiretta. Quella riforma fiscale sempre annunciata e mai varata potrebbe essere di grande aiuto nel contrastare il lavoro nero. Il Governo continua a prendere tempo sostenendo che la riforma va rimandata a quando torneremo a crescere. A noi sembra invece esattamente il contrario: la crisi, compresa quella del debito pubblico, ci impone solo di fare più in fretta nell´alleggerire la pressione fiscale sul lavoro spostando la tassazione altrove. Per muoversi in quella direzione si tassino le rendite finanziarie e si lasci ai Comuni facoltà di decidere sull´Ici, un potente incentivo anche perché rivedano gli estimi catastali aumentando la base imponibile. Non si voleva fare il federalismo? Bene questo è l´unico federalismo fiscale che in questo momento possiamo permetterci. Il secondo terreno di lotta all´evasione è quello della definizione di minimi retributivi per i lavori che sfuggono alle maglie della contrattazione collettiva. Una fetta consistente del lavoro irregolare in Italia consiste nella sottodichiarazione delle remunerazioni effettivamente corrisposte, piuttosto che nella mancata dichiarazione di posizioni lavorative. È un "sommerso cappuccino", che accomuna regolare e irregolare, bianco e nero, secondo la tassonomia formulata dall´inutile commissione sul lavoro sommerso per molti anni insediata a Palazzo Chigi. Un salario minimo orario porrebbe un freno a questa evasione fiscale e contributiva perché impedirebbe di dichiarare salari troppo bassi, come indicato dall´esperienza di altri paesi con forte incidenza del lavoro irregolare, come l´Ungheria.
Il terzo terreno è quello dello
sgonfiamento di quel lavoro autonomo che oggi maschera molte attività
che sono effettivamente alle dipendenze. Si tratta di trasformare il
lavoro parasubordinato in lavoro anche formalmente alle dipendenze,
dove l´evasione fiscale e contributiva è meno marcata.
Leggendo con attenzione l´ultimo
Rapporto Annuale dell´Inps, ci si accorge che sono quasi 4 milioni
coloro che nel 2009 hanno fruito di un qualche ammortizzatore sociale
in Italia. Molti di questi lavoratori integrano il sussidio con
lavori che non vengono dichiarati per timore di perdere il contributo
dell´Inps. In altri paesi, dove esistono dei sussidi di
disoccupazione uguali per tutti, è possibile fare piccoli lavori
senza perdere (o senza perdere del tutto) i trattamenti di
disoccupazione. È un provvedimento che potremmo adottare anche noi,
ma solo dopo quel riordino complessivo degli ammortizzatori sociali
che continua ad essere rinviato, mentre con ipocrisia si continua a
parlare di "stagione delle riforme". |