Robin Tax, il governo cambia. Altolà delle banche PDF Stampa E-mail
di Stefania Tamburello (Il Corriere della Sera)   
mercoledì 09 luglio 2008

Si sposta dai petrolieri al credito l'onere per il fondo di solidarietà. Faissola: meglio abolirla
«L'aumento della pressione fiscale sia temporaneo». Mutui, dall'accordo risparmi per 1.800 euro

ROMA - La Robin Hood Tax? «Sarebbe meglio eliminarla prima che entri in vigore. In ogni caso dovrebbe durare il meno possibile». L'altolà di Corrado Faissola, presidente dell'Abi, giunge inaspettato.

Quantomeno per il giudizio tranchant espresso dall'avvocato ligure, numero uno del consiglio di sorveglianza dell'Ubi, solitamente prudente nel prendere posizione sulle misure di politica del governo. Il fatto è che l'esecutivo ha fatto arrivare in Parlamento una bozza di emendamento che in pratica, se confermata, alleggerirebbe la Robin tax per i petrolieri, anche se non dei gruppi maggiori, e trasferirebbe sulle banche l'onere di finanziare il fondo di solidarietà per gli anziani più poveri. E in Abi non c'è dunque spazio per toni troppo diplomatici. Tanto più che Faissola terrà oggi la sua relazione all'assemblea dell'Abi, che lo riconfermerà alla presidenza, e il trattamento fiscale delle banche sarà uno dei punti principali della sua analisi, come rivela nella conferenza stampa della vigilia.

In pratica l'emendamento del governo propone la soppressione dell'acconto di novembre sulle royalties per gli impianti di estrazione di idrocarburi in Basilicata, e l'esenzione dall'aliquota al 33% per le imprese che utilizzano prevalentemente fonti rinnovabili. Per la parte riguardante le banche non si prevedono invece modifiche. «I provvedimenti di aumento della pressione fiscale devono essere considerati come assolutamente straordinari» afferma il presidente dell'Abi chiedendo che la pressione fiscale «sia ricondotta nei tempi più stretti a livelli compatibili con le capacità di competere nel contesto internazionale ». Le imposte pagate dalle banche, spiega Faissola, «hanno raggiunto gli 8,4 miliardi di euro, il 10% del totale versato dalle società». Nello stesso tempo il sistema del credito «copre una quota di valore aggiunto nazionale pari al 4,3% del totale». I due dati non sono compatibili, «ma certo indicano come il peso fiscale sia sbilanciato sulle banche ». Altra cosa è l'accordo sui mutui raggiunto col ministro dell'Economia, Giulio Tremonti: su un mutuo di 100 milioni di euro l'alleggerimento delle rate, dice Faissola, potrebbe essere di 1.856 euro l'anno. Le banche comunque faranno anche altro: «aboliranno la commissione sul massimo scoperto». E la sostituiranno con una commissione parametrata al fido concordato. Ci vorrà qualche mese perché il nuovo meccanismo entri in vigore ma le banche, perlomeno le più grandi, dice il presidente Abi, si apprestano ad annunciare la decisione.

 
 
 

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