Le cooperative di comunità sono incontestabilmente il modello di impresa più resiliente nelle aree in cui gli indicatori demografici ed economici sono esplicativi di un disagio sociale, dove quindi è necessario creare i presupposti per presidiare il territorio e salvaguardare le comunità. Legacoop e Confcooperative, le organizzazioni maggiormente rappresentative del tessuto cooperativo regionale, esprimono pertanto apprezzamento e soddisfazione per i due avvisi pubblici emanati dalla Regione Basilicata per l’aiuto e il sostegno alle nuove imprese, in particolare per l’appostamento di specifiche risorse destinate alle cooperative di comunità.
Laddove le centinaia di cooperative di comunità distribuite su tutto il
territorio nazionale, alcune in quello lucano, dimostrano come questa
declinazione di impresa cooperativa rappresenti un’occasione di riscatto
per tante aree interne, montane e rurali, e per situazioni urbane con
forti criticità, spiace registrare la posizione dell’associazione
Ue.Coop., promossa da Coldiretti, che prova a derubricarle a “fenomeno
astratto e puramente mediatico”, denigrando così l’impegno di migliaia
di persone che quotidianamente provano a trasformare l’attaccamento per
la propria terra in occasione di lavoro e crescita.
Sul piano formale, alla richiesta di correzione presentata da Ue.Coop
nei giorni scorsi, Legacoop e Confocooperative Basilicata si oppongono
con apposita nota inoltrata a mezzo pec alla Regione Basilicata. In tale
comunicazione si sottolinea tra l’altro come la legge quadro regionale
sulla cooperazione, L.R. n. 12/2015, dedichi un articolo specifico alle
“cooperative di comunità”, analogamente disciplinate in altre tredici
regioni italiane. Numerose sono quelle che, così come avviene oggi in
Basilicata con l’avviso pubblico “Aiuti ad imprese costituende” azione
1.1.3.B “Sostegno alla creazione e allo sviluppo di nuove imprese”,
hanno collegato a tale qualifica il riconoscimento di agevolazioni. Si
citano la Toscana e l’Emilia Romagna, che hanno promosso bandi dedicati
alla costituzione e all’accompagnamento di cooperative di comunità, il
Lazio e la Puglia che hanno stanziato risorse collegate con l’iscrizione
agli albi regionali, l’area metropolitana di Palermo che, sulla scorta
della legge regionale siciliana, ha lanciato un bando per la
costituzione di cooperative di comunità.
Tutti questi interventi,
incluso quello promosso adesso dalla Regione Basilicata, non ledono la
potestà legislativa esclusiva dello Stato sul piano dell’ordinamento
civile, limitandosi a introdurre criteri selettivi di modelli normativi
già previsti e tipizzati dalla legge statuale in punto di costituzione e
disciplina dei soggetti. In tutti i casi, la legge regionale si limita a
interventi di promozione coerenti con le potestà regionali e rispettose
delle attribuzioni dello Stato. Conseguentemente la scelta della
Regione Basilicata di selezionare quali destinatari delle agevolazioni
le cooperative con particolari caratteristiche, definite dalla legge
regionale e dal bando, non esonda dai limiti del riparto costituzionale
di competenze tra Stato e Regione in materia di ordinamento civile, né è
effettuata in violazione delle norme nazionali in materia di
cooperazione.
Semplicemente la Regione Basilicata, come tante altre regioni, coglie la
portata di uno strumento tutt’altro che “suggestivo”, ma effettivo e
funzionale per attivare interventi dal basso, per coinvolgere
direttamente i cittadini delle aree a rischio di desertificazione
economica e sociale, per integrare servizi multi-settoriali legati alle
tipicità e alle richieste del territorio, per rispondere insomma ai
bisogni delle comunità. Quello di cui, al netto di posizioni strumentali
che tendono a soddisfare le singole platee senza guardare all’interesse
generale, la Basilicata ha in questo momento bisogno.
|