Riaffermare un patto di confronto, collaborazione e programmazione, con le istituzioni e con gli altri attori territoriali, per superare le logiche competitive e prestazionali che stanno minando la tenuta sociale. È l’appello emerso dall’assemblea congressuale di Legacoopsociali Basilicata che si è tenuta al centro diurno per minori “L’Infinito” di Matera lo scorso 28 ottobre. Tanti i temi trattati, dall’iter di accreditamento delle strutture residenziali non ancora portato a compimento al nuovo contratto collettivo del lavoro sociale, voluto e riconosciuto dalla cooperazione ma a cui non corrisponde un corretto adeguamento da parte delle strutture appaltanti, determinando un’asimmetria pericolosa per le cooperative e, di conseguenza, per i lavoratori del settore.
È un contesto scivoloso quello in cui opera oggi la cooperazione lucana,
tuttavia non mancano lo spirito propositivo e l’intento di stringere
alleanze. “Il sorriso della cooperazione germoglia nelle difficoltà”, ha
dichiarato la responsabile di Legacoopsociali Basilicata Katia Bellomo,
riconfermata all’unanimità dall’assemblea. «Siamo abituati ad abitare
le complessità, tuttavia fa male a chi lavora nell’emergenza essere
risucchiato ‘solo’ dall’emergenza. È arrivato il momento di fare un
passo oltre». «Le cooperative non sono mere elargitrici di prestazioni –
ha aggiunto – ma agenti di cambiamento sociale ed economico. Se vengono
riconosciute come tali, e sono finalmente coinvolte nelle fasi di
programmazione e progettazione come la norma impone, possono contribuire
a individuare i bisogni reali delle comunità e a trovare le risposte».
Il valore della rete e lo sviluppo strategico sono stati al centro dei
lavori assembleari, moderati dalla presidente della cooperativa Progetto
Popolare Anna Lucia Contuzzi e introdotti dal presidente regionale di
Legacoop Innocenzo Guidotti che ha ricordato, nell’anno del centenario
dalla nascita di Basaglia, la storia della cooperazione sociale in
Basilicata, che proprio sull’onda della rivoluzione basagliana è stata
avamposto nazionale di inclusione e cura. «Questo patrimonio di
esperienza, attenzione e radicamento territoriale – ha sottolineato
Guidotti – non può essere disperso, bisogna tenerne conto sempre,
soprattutto in fase di programmazione». Sull’importanza della rete si è
altresì soffermato Michele Di Gioia, rappresentante del Forum Terzo
Settore Basilicata, «un luogo che rappresenta già una modalità di lavoro
congiunto, in cui convivono e collaborano mondi diversi, ciascuno con
le proprie specificità, perché le alleanze devono essere sistemiche, non
sporadiche; per questo occorre costruire una visione comune». Anche
secondo Gerardo Larocca, presidente Anci Basilicata, «programmazione è
la parola chiave per costruire il futuro». «Le burocrazie comunali sono a
tratti difficili da comprendere e alcuni ambiti socio-territoriali sono
in continuo ritardo sui pagamenti», ha denunicato Michele Plati,
vicepresidente dell’Osservatorio paritetico regionale su appalti e
accreditamenti territoriali, che ha voluto anche elogiare «il percorso
virtuoso tra cooperazione e sindacato per rendere chiare, in seno
all’Osservatorio, le questioni e affrontarle insieme». «In un periodo in
cui la rete sociale e familiare sta crollando, emerge maggiore
necessità di organizzare i servizi – ha sottolineato il direttore
generale del dipartimento Salute e politiche della persona della Regione
Basilicata Domenico Tripaldi – e la cooperazione ci può aiutare a
individuare i bisogni della popolazione per poter dare una risposta
puntuale, ma occorre partire dalla certezza delle risorse a disposizione
e agire insieme di conseguenza». Sollecitato sull’argomento, Tripaldi
ha dichiarato che l’iter di accreditamento delle strutture
socio-sanitarie sarà completato nel giro del prossimo anno.
«Terminata l’emergenza covid, siamo passati da eroi a invisibili», ha
chiosato il candidato unico alla presidenza nazionale di Legacoopsociali
Massimo Ascari, dopo un nutrito dibattito in cui sono intervenuti i
cooperatori. «Quando ci sono le difficoltà, sin qui non abbiamo mai
chiuso le serrande. Il nostro approccio di collaborazione deve però
trovare ascolto e riscontro dall’altra parte, quella del decisore
politico. Dobbiamo riguadagnare la posizione eretta: se non ci sono le
risorse, non si elargiscono i servizi, non possiamo continuare a farcene
carico esclusivamente noi», ha rimarcato. «I dati demografici sono
chiari: nel 2040 l’Italia sarà completamente capovolta. Per la
cooperazione sociale rappresenta un’opportunità. Siamo pronti, come
sempre, ad assumerci la nostra parte di responsabilità – ha concluso
Ascari – ma occorre che la politica pianifichi prima che sia troppo
tardi».
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