Crisi agricoltura, Colonna: «Dichiarare lo stato di emergenza nazionale» |
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di Ufficio stampa
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martedì 30 aprile 2024 |
Paolo Colonna, responsabile Legacoop Agroalimentare Basilicata Le condizioni di estrema variabilità climatica, l’innalzamento delle temperature degli ultimi mesi, la scarsità di acqua che le recenti piogge non sono riuscite ad alleviare sono fattori che mettono in crisi il comparto agroalimentare lucano, già fortemente provato dall’aumento esponenziale dei costi di produzione e dalle contingenze macroeconomiche.
Per questo motivo, il responsabile regionale di Legacoop Agroalimentare
Paolo Colonna chiede per la Basilicata l’istituzione dello stato di
emergenza nazionale, o come minimo misure compensative immediate in
grado di aiutare la filiera agroalimentare lucana, se non a rialzarsi,
almeno a tenersi in piedi in un periodo estremamente complicato.
Tutti i settori sono infatti in ginocchio, in particolare quello
cerealicolo che oggi accusa le maggiori difficoltà. Difficoltà acuite
dal dimezzamento della Pac, che quantomeno offriva un paracadute alle
disfunzioni del mercato e garantiva anche una modalità di rientro per
gli agricoltori, il cui reddito è oggi in frantumi.
«Occorre intervenire
con procedure di sostegno ai produttori – sottolinea Colonna – prima
che sia troppo tardi e crolli l’intera filiera. Ad esempio si può
pensare a una ‘Pac cerealicola’ diversa da quella attuale, con maggiori
risorse a disposizione, attualizzata alle condizioni presenti, che
funzioni a superficie e che consenta almeno di sopperire alle spese
ordinarie. E nel frattempo occorre individuare strategie più
strutturali, sia a livello europeo che a quello locale». «Sono questioni
urgenti – conclude il responsabile di Legacoop Agroalimentare
Basilicata – che la nuova Giunta regionale dovrà affrontare con assoluta
priorità. Sono a rischio centinaia di aziende e cooperative che, oltre a
garantire occupazione e produzione di qualità, si prendono cura dei
terreni prevenendo, con la loro coltivazione, fenomeni di dissesto
idrogeologico e diminuendo il rischio di incendi».
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